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Janine Pommy Vega, Across the Table

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Aκούστε το ποίημα εδώ.
Αφιερωμένο στη μνήμη της Ζανίν Πόμι Βέγκα και σε όλους τους φίλους της Casa della Poesia

Across the Table

Nothing is more beautiful than a table full of crazy poets
- Jack Hirschman

I’m reading your poems
and a huge ramshackle building appears, the light from a hundred candles
spills out on the snow. Inside at the long table Bolsheviks built
like fireplugs hammer out their arguments with Dostoevsky youths
and socialists from a score of countries.
The blue black skin of the Tuareg singer gleams with Saharan
constellations as he sings the language of the wind,
the one his mother taught him, the one forbidden in school.
Poets groped together lift their glasses of grappa and sing along.
At the far end, intellectuals cozy up over the finer points, the hidden
references and underlying themes, somebody licks his fingers.
The South American woman with the voice of a train wailing
through small towns of the disappeared leans in toward
the Sikh and his syllables of Guru Nanak.
The Siberian shamaness creates in her song a mask of knotted
string through which we watch the procession of animals over
the northern vastland. A courtship dance of apples begins at dawn.
Three youths with a shrieking soundtrack shout simultaneous
personal histories of the horrors of war.
There’s something about the cavernous heart
where all songs gather,
Bella Ciao, the Internationale, the jazz riff and the lullaby
the drama of hands over a table among the deaf and the singing.
The key is in the diamond in the door,
Open up it’s me.
In the poem that holds the door ajar,
Ahh, we’ve been waiting.

May Day, 2003, Willow, New York.

Dall’altra parte del tavolo

Niente è più bello di una tavola piena di poeti pazzi
- Jack Hirschman

Sto leggendo le tue poesie
e un enorme edificio sgangherato compare, la luce di centinaia di candele
si riversa sulla neve. All’interno al lungo tavolo bolscevichi massicci
come idranti forgiano le loro discussioni con giovani Dostojevsky
e socialisti provenienti da una ventina di paesi.
La pelle nero blu del cantante tuareg brilla con le costellazioni
sahariane mentre lui canta nella lingua del vento,
quella che sua madre gli ha insegnato, quella proibita a scuola.
Un gruppo di poeti solleva i bicchieri di grappa e canta con lui.
All’estremità del tavolo, gli intellettuali assaporano con gusto le sfumature
i riferimenti nascosti e i temi sottesi, qualcuno si lecca le dita.
La donna sudamericana con la voce di un treno che geme
attraversando le piccole città degli scomparsi si piega verso
il sikh e le sue sillabe di Guru Nanak.
La sciamana siberiana crea nel suo canto una maschera di corda
annodata attraverso la quale noi vediamo la processione di animali
sui vasti territori del nord. Una danza di corteggiamento e mele comincia all’alba.
Tre giovani con una stridula colonna sonora gridano simultanee
storie personali di orrori di guerra.
C’è qualcosa nelle caverne del cuore
in cui tutte le canzoni si incontrano,
Bella Ciao, l’Internazionale, il riff jazz e la ninnananna
il dramma di mani sopra un tavolo fra i sordi e quelli che cantano.
La chiave è nel diamante della porta,
aprite, sono io.
Nella poesia che tiene la porta socchiusa,
ah, stavamo aspettando.

Primo Maggio, 2003, Willow, New York

Traduzione: Raffaella Marzano

Janine Pommy Vega, a soli 16 anni andò da Union City, New Jersey, dove viveva, a New York in cerca della Beat Generation che aveva conosciuto attraverso i libri che leggeva. Incontrò Gregory Corso, e tramite lui gli altri scrittori. Dopo essersi diplomata si trasferì definitivamente a New York. Nell’autunno del 1962 lasciò l’America insieme a Fernando Vega e viaggiò con lui per tre anni in Israele ed Europa. Dopo la sua morte nel 1965 tornò in America e completò il suo primo libro Poems to Fernando, che fu pubblicato da City Lights Books nel 1968. A San Francisco frequentò i Diggers, Hell’s Angels, e gli scrittori di North Beach, e perse quattro volte di seguito i manoscritti del suo secondo libro.

Nel 1971 partì per il Sud America e visse in Perù, Colombia e Bolivia per i successivi quattro anni. Durante il suo soggiorno all’Isola del Sole nel Lago Titicaca in Bolivia, terminò “Journal of a Hermit” (Cherry Valley Editions, 1979) e “Morning Passage” (Telephone Books, 1976). Tornata a New York nel 1975 cominciò ad insegnare poesia ai bambini di lingua inglese e bilingue nelle scuole pubbliche e ai prigionieri del Sistema Penitenziario dello Stato di New York. I suoi viaggi nel corso degli anni ottanta e novanta furono le basi per “Drunk on a Glacier, Talking to Flies” (Tooth of Time Press, 1988); “Threading the Maze” (Cloud Mountain Press, 1992); “Red Bracelets” (Heaven Bone Press, 1992); “Tracking the Serpent: Journey to Four Continents” (City Lights, 1997); “Island of the Sun” (Longhouse, 1991) e “Mad dogs of Trieste” (Black Sparrow Press, 2000).

Attualmente dirige Incision/Arts, un’organizzazione che porta gli scrittori nelle prigioni. Membro del PEN American Center’s Prison Writing Committee, è coautrice con Hettie Jones di Words over Walls, un manuale sull’attivazione di laboratori di scrittura in prigione. Ha ricevuto borse di studio dal New York State Council per le Arti, S.O.S., e dalla Puffin Foundation. Ha presentato il suo lavoro in molti paesi, spesso accompagnata da musicisti.

Partecipa da anni alle attività di Casa della poesia ed è stata presente a: “Parole di Mare” (Amalfi, 2000), “Napolipoesia 2001″, “Lo spirito dei luoghi” (Baronissi, 2000), “Incontri internazionali di poesia di Sarajevo” (Sarajevo, 2003 e 2009), “Il cammino delle comete” (Pistoia, 2001 e 2004), “Altre Americhe” (Napoli, 2005), “Il Borgo della poesia” (Giffoni V.P., 2006), “VersoSud” (Reggio Calabria, 2009).

Nei Quaderni di Casa della poesia ha pubblicato, nel 2004, il volumetto “Nell’era delle cavallette”. La casa editrice Nutrimenti ha pubblicati nel 2007 la raccolta di scritti di viaggio, “Sulle tracce del serpente”.

Janine Pommy Vega si è spenta il 23 dicembre del 2010.
Per approfondire leggi i nostri libri
Nell’era delle cavallette
Nell’era delle cavallette Anno: 2004 Pagine: 48 Collana: Quaderni di Casa della poesia


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